Sempre scrissi di getto i versi miei, intingendo nel cuore l’inchiostro e lasciai che la mente producesse alacremente e questa sempre volò sulle ali della fantasia, rispettando il voler dell’alma mia. Descrissi sole, cielo e mare, prati e fiori, cercando di carpirne ogni mistero e, a onor del vero, parimenti, dell’uomo i sentimenti. Non mi definisco poeta, ma “facitor di versi” e, quando la notte, questi mi svegliano intenta a riposare, vado a scrivere e creare e il tocco di classico e la rima sono spontanee come l’alba mattutina.
Compendio di liriche che spaziano dalla condizione del fanciullo, che ha dentro di sé il sentire poetico, alle vicende della vita.
Descrizioni accorate dello spettacolo della natura che riempie di meraviglia. Riflessioni sulla caducità del vivere terreno, sottoposto all’incedere incessante del tempo che non si arresta e indietro non permette di tornare.
Memorie di luoghi cari al cuore e sognanti tratteggi del luogo natio. Evidenza degli elementi del creato dei quali mi sembra di poter cogliere ogni profondità poiché credo e spero di aver occhi negli occhi.