Chi è Lúthien? Un personaggio immortale scaturito dalla fantasia dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Colei che rinunciò all'immortalità per amore del suo amato. Colei che porta il nome elfico dell'Usignuolo, Tinúviel. Elfa, figlia di un Re elfico e di una Regina angelica, sposa di un uomo mortale chiamato Beren, madre di Dior il primo mezzelfo... Ma chi è Lúthien? Sembra limitato dire che ella rappresenti la bellezza, la cortesia, la generosità, la misericordia, l'amore, ma anche che rappresenti l'Amore è poca cosa. Così come appare ancor ovvio affermare che in lei Tolkien rivedesse sua moglie e madre dei suoi figli Edith Bratt, o le fate di cui leggeva nei suoi libri di fiabe e leggende, o le dee immortali della mitologia nordica e greca, o la Sposa del Cantico dei Cantici, o la Beatrice dantesca, o persino Maria Madre di Dio. La verità forse è un'altra, forse è qualcosa che non si può dire in prosa, che non si può esprimere con un semplice pensiero. Come nel Paradiso di Dante Alighieri, che si trova a testimoniare che mancò forza persino alla sua "alta fantasia", così anche dinanzi a Lúthien la semplice costruzione di un periodo o figura retorica sfigura come una pallida nebbia davanti a un sole accecante. Come Tolkien fece cantare a Beren nel suo Lai di Leithian: "il crepuscolo, l'aurora, la terra, il mare / solo perché Lúthien una volta vi appare", ovvero, è ragione sufficiente perché il mondo esista e vale la pena che sia stato creato, se non per altro motivo, perché vi vivesse Lúthien. Ecco che allora Lúthien può essere per ciascuno di noi non soltanto la persona che ci sta accanto e con cui condividiamo un tratto più o meno lungo di strada, condividendo queste o quelle avventure con grande entusiasmo e passione, ma anche la personale ragione che ciascuno di noi trova dentro di sé per vedere il bello che c'è in questo mondo e ricordarci che vale la pena vivere ed essere felici. Se questa ragione nella vita di Beren viene a coincidere con la persona amata, la conoscenza della sua Lúthien sarà il più alto tripudio, ma espone anche al dubbio, all'apprensione e al timore. Così, a ogni Lúthien che ci possa essere, per il suo Beren l'unica, appartiene tutto il suo amore, come le appartiene la fiducia di non smarrirsi, e infine l'ultima delizia. Che con Lúthien Beren possa trovare sempre la Gioia nel ricevere e nel donare ogni cosa e noi stessi con tutto il cuore nella pienezza dell'amore. Scrive ancora Tolkien, cantando la meravigliosa, che Beren amava una fanciulla elfica "che Lúthien vien chiamata", ed ella era bella, ma così bella, talmente splendida da rivelare la Grazia degli angeli, da effondere il bagliore del Divino, da essere "più bel d'ogni ch'ad om sia nata". Canta, Beren, dunque, canta Lei, la sua storia, gli usignuoli, il tempo del Natale, il suo affetto, i fiori, il suo corpo e il vostro amore nelle sue alterne vicende, e che il tuo canto si levi nella lingua di Dante ch'è il bel parlar d'amore e perciò il bel cantar di Lúthien!