Con stupore e interesse ci avviciniamo alla raccolta di José Enrique, scritta in lingua spagnola e seguita da relativa traduzione. È notevole la perizia dimostrata dall’autore nelle forme chiuse: il sonetto. In ogni testo troviamo uno schema preciso che implica quattro strofe: due quartine e due terzine; l’uso delle rime non sempre è rigido.
Nella nostra società, sovente incline all’improvvisazione e al rifiuto di canoni determinati, si rimane colpiti dalla straordinaria capacità di esprimersi in modo rigoroso e nel contempo ricco di sfumature. Non dimentichiamo che anche Patrizia Valduga ha riscoperto il ruolo dei versi della tradizione e ancora attuali.
(dalla prefazione di Alessandro Quasimodo)
José Enrique Briceño Berrú, nato a Chulucanas (Perú), ha studiato nelle università di Trujillo e Lima, Barcellona, Roma e Milano. Già professore universitario a Lima e ricercatore presso l'Università degli Studi di Milano. Autore di testi giuridici (tra cui Il regime giuridico dei fondali marini internazionali, Ed. Bosch, Barcelona 1986), economici (tra cui Raíces de la pobreza, vicisitudes históricas) e letterari. Tra questi ultimi: Racconti infami (Ed. Lumen, Lima 1988), Dall'amor profano all'amor sublime - poesie - (Varese 1984, Brescia 2001), La ciudad de los reyes mendigos (romanzo) Buenos Aires 2009. Ha ottenuto diversi premi internazionali tra cui: Primo Premio Internazionale di Poesia Maestrale, Sestri Levante 2001 e Primo Premio Letterario Internazionale Giulietta e Romeo, Venezia 2003.